venerdì 9 marzo 2012

LE PIZZOLE

Ciao a tutti!
Dopo taaaanto tempo sono di nuovo qui a farvi conoscere un'altra prelibatezza umbra!
Si tratta delle Pizzole (pizzòle), semplicissime da fare e buonissime da mangiare!
L'Umbria somiglia tanto alla mia amatissima Calabria, tranne per il fatto che manca il mare (e non si vede neppure all'orizzionte!!!). I colori, i profumi, i piatti semplici ma molto saporiti e le tantissime sagre che organizzano nei mesi più caldi e soleggiati dell'anno.Ogni paesino ha il proprio "serpentone" o "svicolone", un tour enogastronomico che come dice la parola stessa svicola per le vie del borgo, dandoti la possibilità di conoscere ogni singolo angolo! Puntualmente le pizzole fanno la loro apparizione dopo la seconda portata, dopo i "facioli co le cotiche" o "l'arrosto misto", una via di mezzo tra il dolce e il salato, dipende dai gusti.

Di seguito la ricetta!

Consiglio di preparare 2 impasti utilizzando le stesse dosi ma differenziandoli tra salato e dolce.
Per le pizzole salate aggiungeremo all'impasto del sale e del rosmarino ( a piacere), per quelle dolci ci limiteremo ad aggiungere un pizzichino di sale.

 Impasto base:
  • 500g di farina
  • 1 cubetto di lievito di birra
  • 1 cucchiaino di strutto
  • acqua tiepida q.b. dove far sciogliere il lievito
Aggiungere sale q.b. e rosmarino q.b. per l'impasto salato.

In pratica è molto simile all'impasto della pizza.

  1. Unire e amalgamare tutti gli ingredienti (farina acqua lievito strutto) creare un impasto morbido e non appiccicoso!
  2. Lasciare al caldo a lievitare per un'oretta
  3. Una volta lievitati formare con le mani delle piccole palline ricordandosi bene di continuare a tenere separati i due impasti.

4. Lavorare con le mani ogni singola pallina, cercando di allargarla il più possibile stando attente a non rendere troppo sottile la pasta.


 5.  Aiutarsi anche con il mattarello per questa operazione.













6. Nel frattempo munirsi di padella con i bordi alti e riempirla con abbondante olio di mais.
Aspettare che l'olio arrivi alla temperatura ideale per la frittura e immergere la pizzola.














7. Vanno tenute molto poco, il tempo di una girata, devono avere un colore dorato ma non troppo altrimenti risulterebbero troppo dure!


 8. Una volta raggiunto il colore ideale, togliere dalla padella e lasciare scolare un po' l'olio sulla carta assorbente.













Adesso manca il tocco finale, una spolverata di sale per le pizzole salate e  zucchero in abbondanza per le pizzole dolci!













 E adesso posate spianatoia e mattarello ...










... e godetevi il panorama con una bella pizzola calda calda!!!




UN PARTICOLARE RINGRAZIAMENTO ALLA MIA CARISSIMA AMICA ELISABETTA CHE MI AIUTA CON QUESTE RICETTE, METTENDO A DISPOSIZIONE LA SUA GRANDE CUCINA E LA SUA GRANDE PAZIENZA!

lunedì 28 marzo 2011

Giornata produttiva

Ieri, domenica, ho fatto gli Amaretti!
Sveglia relativamente presto... il cambio dell'ora per me è massacrante e solitamente mi ci vuole un sacco di tempo per riprendermi! Nonostante tutto ci siamo svegliati tutti di buon umore e abbiamo deciso di fare colazione in compagnia della nonna davanti al fuoco...
Fatto il pieno di energia ci siamo messe subito al lavoro 
(io e la nonna) iniziando dalle mandorle.
Vi spiego: per gli amaretti servono le mandorle dolci e amare, una
grattatina di limone, le chiare d'uovo e lo zucchero.

Solitamente per 1 etto di mandorle dolci si usano 25 g di mandorle amare.
Noi abbiamo usato queste dosi:
  • 4 etti di mandorle dolci
  • 1 etto di mandorle amare
  • 4 etti di zucchero (lasciarne un po' da parte da mettere sugli amaretti prima dell'infornata)
  • chiare d'uovo ad occhio (noi ne abbiamo usate 3/4)
  • una grattatina di limone
Se non siete riuscite a trovare le mandorle già
pulite, per togliere quella fastidiosa ma salutare buccia, dovete metterle in un pentolino e portarle a ebollizione per 5 min.
Dopo averle scolate sarà facilissimo togliere la buccia!
Se utilizzate questo metodo, dovrete farle asciugare bene bene, non devono rimanere umide ma devono essere ben asciutte... io le ho messe in una teglia vicino al fuoco, con un po' di brace sotto.



Il passo successivo all'ascigatura è quello di tritare tutte le mandorle non troppo finemente.
Fiera del mio robot da cucina, mi accingo a ridurle in
minuscoli pezzetti..."non ti preoccupare nonna, faccio tutto io con il mio robotmultifunzione!!!!!"
Provo e riprovo,ma  l'unica cosa che ottengo è una farina di
mandorle... no, non va bene...
Allora la nonna tira fuori dalla sua fantastica e fornitissima
dispensa una vecchia e logora scatola giallo uovo e ne tira fuori una passino(di quelli che solitamente si usano per passare i pelati o schiacciare le patate)nuovissimo nonostante la scatola "reperto degli anni '80". Insomma 
VECCHI RIMEDI 1 - TECNOLOGIA 0



Nel frattempo ci ha raggiunto Catia (la mia compagna di ricette ed esperimenti) e l'abbiamo messa subito al lavoro. In una terrina ha unito le chiare d'uovo(3 / 4), una grattatina di limone e lo zucchero.



Le mandorle tritate vanno unite a questo composto, si comincia ad amalgamare il tutto con le mani



... per evitare di ritrovarsi le mani super appiccicose consiglio di  bagnarle prima con un po' d'acqua.
Con l'impasto ottenuto creo delle piccole palline e le posiziono sulla teglia ricoperta di carta forno.
Lo zucchero che abbiamo tenuto da parte lo utilizziamo adesso, un pizzico su ogni pallina, per dare il tocco finale prima dell'infornata...  
Forno a 175° per 25 minuti!



ED ECCO A VOI...
GLI AMARETTI!!!


giovedì 17 marzo 2011

LE RICETTE...DI IERI, DI OGGI, DI SEMPRE!

Ho dato vita a questo blog per poter in qualche modo tirare fuori quello che provo, quello che vedo, poter trasmettere le mie sensazioni attraverso i racconti, le storie e perché no anche le ricette... una delle mie passioni (oltre alla fotografia) è cucinare.

No, non immaginatemi con il grembiule in cucina intenta a preparare antipasto, primo, secondo, contorno e dolce; a casa al massimo mangiamo un primo a pranzo (che molte volte non cucino perché siamo sempre fuori casa) e un secondo a cena, e poi i dolci li preparo raramente, anche perché siamo quasi tutti a dieta (tranne Rori ovviamente)! 

Mi concentro di più quando so che viene qualcuno a casa, ma cmq sempre cose abbastanza normali, tipo la faraona alla leccarda io non la so fare!!!

Nonostante tutto adoro prendere appunti e trascrivere le ricette degli altri, leggere e ritagliare quelle che trovo sui giornali. Cmq riprendendo il discorso di prima, quelle poche volte che preparo dei dolci (io adoro preparare i dolci) mi rilasso, adoro unire tutti gli ingredienti ed assaggiare l'impasto prima di infornare, mi piace sentire il delizioso profumino che esce dal forno e poi ovviamente assaggio finale... un pezzettino ancora bollente!!!


Da quando sono diventata mamma è cresciuto in me quel desiderio di poter preparare con le mie stesse mani piatti deliziosi e sani. Mi rende soddisfatta preparare una semplice torta alla yogurt, sapendo che verrà mangiata da padre e figlia a colazione o merenda con un bel bicchiere di latte!


Vivendo al paesello, ho scoperto che anche una semplice ricetta è accompagnata di solito da mille ricordi e tradizioni... meraviglioso...
Voglio farvene conoscere qualcuna, e se poi riuscirò a capire come funziona tecnicamente questo blog, dedicherò una sezione solo alle ricette!!!



LE CIAMBELLE LESSE DELLA NONNA


Ingredienti:
  • 1 kg di farina
  • 8 uova
  • la buccia di 1 limone
  • 8 cucchiai di zucchero (ma la nonna ne aggiunge sempre 2 o 3 in più!)
  • 8 cucchiai di olio (ma la nonna ne aggiunge sempre 2 o 3 in più!!!)
Procedimento: Disporre la farina setacciata a fontana su una spianatoia (possibilmente di legno). In una ciotola unire le uova, la buccia di limone, lo zucchero e l’olio. Mescolare e unire il tutto alla farina. Continuare a mescolare fino ad ottenere un impasto morbido. Dividere il tutto in palline di grandezza giusta per poi modellarle a forma di ciambella. Nel frattempo portare ad ebollizione una pentola d’acqua. Appena bolle immergerci le ciambelle ed aspettare che tornino su.
A questo punto posizionarle sulla spianatoia a riposare per un pò di minuti. Infine metterle in forno ben caldo (200°) per una buona mezz’ora.
Le ciambelline si devono asciugare bene bene… altrimenti la Nonna dice che diventano “gnoccose”!

Storia: Le ciambelle lesse venivano preparate per il 15 maggio, perchè era la festa di Collestatte. San Liberatore apriva per l’occasione le sue porte. C’era anche la fiera degli animali, tenuti liberi per la strada. Lo zio di Labro scendeva in bicicletta fino a Papigno, lì prendeva il tram ed arrivava a Collestatte in visita alla famiglia, anche perché oltre alle ciambelle lesse a pranzo si preparava il brodo di carne! Dopo mangiato si andava tutti per bancarelle. Al Parco Batteria tante piccole capannine ricoperte di frasche vendevano la porchetta e in molti ne approfittavano per fare una bella colazione con le fave fresche e le prime ciliegie…


BIANCHETTI (MERINGHE)

INGREDIENTI:
  • 4 etti di mandorle pulite
  • 4 chiare d’uovo
  • 4 etti di zucchero (ma anche 3 etti e mezzo)
  • un pò di succo di limone
  • una bustina di vanillina
PROCEDIMENTO:
In una ciotola unire lo zucchero, le chiare d’uovo e il succo di limone e montare a neve.Successivamente aggiungere le mandorle e amalgamare.Creare un impasto morbido ma non troppo.Con un cucchiaino prendere delle piccole quantità di impasto e posizionarle su di una teglia da forno.Fatto questo infornare ad una temperatura di 170°…per quanto riguarda il tempo,la Nonna dice che bisogna guardarle spesso e appena iniziano a colorarsi e il sotto non è più morbido, allora è tempo di toglierli dal forno.

STORIA: Una vera e propria storia su questi dolci non c’è…ma la Nonna mi ha spiegato perchè e quando vengono fatti.Si preparavano e tuttora si continuano a preparare soprattutto quando “devi fare una visita, perchè si presentano bene,sono bianchi ed eleganti…”dice la Nonna!Una volta si preparavano sempre per i matrimoni e per i battesimi…infatti li ha preparati per il battesimo della piccola Aurora!
 Presto spero di poter aggiungere anche le foto!

mercoledì 2 marzo 2011

Buongiorno...

Buongiorno a tutti...ecco cosa si vede dalla mia finestra!
Oggi finalmente una giornata di sole..e non fa neppure freddo!!!yeeeeaaaahhh!
A più tardi!

lunedì 28 febbraio 2011

Un pò di storia...

Il paesello in cui viviamo adesso, è il primo borgo che si incontra sulla Strada Statale 209, la Valnerina cioè...uno dei tanti e caratteristici borghi che si trovano su questa vallata che segue il corso del fiume Nera tra Terni e Visso.
E' ancora chiusa dalle possenti e storiche mura di cinta, e sul punto più alto del colle si erge un'antica torre che però adesso è stata riutilizzata come campanile.Ha origini longobarde e viene menzionato "COLLE STACTIS" intorno al 1090 come possesso del Ducato di Spoleto(è ancora Diocesi di Spoleto).Poi nel 1441 Collestatte passò sotto la famiglia Orsini...
Si, abito in un piccolo borgo che racchiude tanta storia, la riesci a percepire mentre passeggi tra le viuzze, mentre attraversi la Porta San Nicolò, e quando passi sotto gli innumerevoli archi....storia storia storia!
E' una meraviglia trovare ancora le vecchiette che appena esce un pò di sole si piazzano con la sedia sull'uscio di casa, solo per respirare aria buona, vedere se la vicina sta bene e fare due chiacchere!
Anche io mi sono unita al gruppetto di signore che fanno capolino sulla piazzetta sotto casa.Quando le giornate diventano più lunghe e inizia a sentirsi il profumo della primavera è bello e rilassante poter  passare un pò di tempo in questo modo. La little princess (mia figlia) gioca e si diverte indisturbata, occupando una buona parte di piazzetta con i suoi giochi - come dicevo sul post precedente, qui le macchine non passano, al massimo un'apetto(ma difficilmente si vedono)e raramente qualche motorino-io mi ritrovo a chiaccherare del più e del meno, a chiedere consigli su come si prepara la lasagna, a raccontare i miei ricordi e sentire quelli degli altri.
Per una "aracno-cimice-grillo fobica", abitare in un piccolo borgo in mezzo alla meravigliosa natura umbra, non è il massimo...
Ma sicuramente aver lasciato il deposito della Coop per le colline della Valnerina, ha portato i suoi vantaggi...
Ho 29 anni,calabrese, sposata con un ternano da 4 anni...e da 2 mamma di una peperina...
La scelta di andare a vivere in un piccolo borgo poco distante dalla città, è stata fatta per necessità...
soffocati da affitto e mutuo, non ne potevamo più... e allora la famiglia di mio marito ci ha dato la possibilità di occupare una parte della casa dove abita la nonna, visto che non veniva più utilizzata...
Perfetto!
A novembre 2009 abbiamo fatto il trasloco...allucinante, portare a spalla la maggior parte dei mobili è stato veramente massacrante!!!(Fortunatamente -o Sfortunatamente -le macchine all'interno del paese non possono entrare, eccezione fatta solo per l'Apetto, che riesce ad infilarsi quasi ovunque!)
Ma dopo tutti gli sforzi siamo riuscita ad organizzare tutto e ad iniziare la nostra nuova vita in paese!